Hai mai sentito parlare della metafora dell’arancio e delle due sorelle?
“Due bambine litigano per prendere l’unica arancia rimasta nel cesto della frutta. La prima afferma: “L’arancia spetta a me perché́ sono la più grande!” L’altra risponde: “No! spetta a me perché́ io l’ho presa per prima!”. La madre interviene, cercando di porre fine alla lite, tagliando l’arancia in due parti perfettamente uguali e dandone metà a ciascuna bambina.
Le due bambine però non rimangono soddisfatte della decisione della madre e continuano a litigare in quanto ognuna di loro vuole tutta l’arancia e non vuole cederne neanche un pezzo all’altra.
Interviene la nonna, che dopo aver attentamente osservato la scena, domanda alle bambine il motivo reale dell’interesse a volere l’arancia intera. La prima bambina risponde di aver sete e di voler spremere l’arancia per berne il succo, l’altra risponde che vuole grattugiarne la buccia per fare una torta. La nonna senza indugio spreme la polpa perché́ la più̀ piccola ne possa bere il succo e grattugia la buccia dell’arancia affinché́ l’altra possa usarla per fare la torta. In questo modo la nonna ha soddisfatto entrambe le bambine e finalmente torna la pace.”
La mediazione non è un compromesso,
come potrebbe semplicisticamente far pensare la metafora di cui sopra,
ma un’opportunità per trovare soluzioni
che possano soddisfare tutte le parti interessate
attraverso il raggiungimento di un accordo
che risulti altrettanto soddisfacente per tutti.
Lavorando spesso in aziende a conduzione familiare,
mi ritrovo a confrontarmi con realtà in cui
la conflittualità tra i componenti della famiglia
è diventata la modalità abituale con cui rapportarsi.
In tali contesti la mediazione permette
di definire nuovi approcci relazionali
che permettano di ripristinare i rapporti di parentela,
consentendo di conseguenza una migliore gestione dell’attività
e una ritrovata serenità familiare.
Credi di avere una situazione familiare/aziendale che richieda una mediazione, contattami.
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